Escravizados, assalariados e empreendedores: a metamorfose do cativeiro citadino no Brasil

Abstract

The thesis examines the transformation of city captivity in the country, addressing the evolution of forms of exploitation of human labor over time, considering both creative processes and cultural transformations as well as the influences of social, economic and political structures. The study seeks to gain a historical understanding of the ways in which laws are produced and signified and their relationship with the social and legal evolution of free labor in Brazil, from the Imperial period to the present day. It examines, in an integrated way, the legal, social and cultural transformations that have structured labor relations, highlighting the persistence of oppressive logics that, over time, have given a new guise to old forms of exploitation. In particular, it analyzes how these historical and structural dynamics culminated in the configuration of contemporary forms of work analogous to slavery, typified in article 149 of the Brazilian Penal Code, highlighting the line of continuity and adaptation of exploitative practices in urban and rural contexts. The thesis thus highlights the triad of slavery, freedom and work as a structuring and persistent element in Brazilian bourgeois sociability, revealing the contradictions between formal advances and structural continuities of inequality and oppression. This examination becomes especially relevant in light of the judgment in General Repercussion by the Supreme Federal Court, which discusses the relevance of distinguishing rural from urban labor to characterize labor analogous to slavery in Brazil. In an attempt to understand and contribute to this debate, the thesis analyzes social control and the role of the local bourgeoisie in the dynamics of international relations for the reproduction of inequalities and explores how these factors contribute to the perpetuation of work conditions analogous to slavery and the maintenance of social and economic inequalities. The thesis seeks to demonstrate that human exploitation and disrespect for dignity cannot be seen as a result of local living conditions or culture, but rather as a socioeconomic imposition resulting from a series of factors that, together, sustain a system of oppression and exploitation. It concludes that any distinction between rural and urban work is not pertinent to the characterization of work analogous to slavery, since subhuman and degrading work conditions, regardless of the context, reflect the same logic of exploitation and dehumanization. The research adopted methodological eclecticism to integrate different perspectives and broaden the explanatory capacity of the analysis, articulating social, economic and legal dimensions. Although it dialogues tangentially with historical materialism, it does not limit itself to a single reference, seeking an interdisciplinary approach that allows us to understand the continuities of labour exploitation and the legal interpretation of the rules on work analogous to slavery, guaranteeing analytical coherence and argumentative depth.

La tesi esamina la trasformazione della prigionia urbana nel Paese, esaminando l'evoluzione delle forme di sfruttamento del lavoro umano nel tempo, considerando sia i processi creativi e le trasformazioni culturali, sia le influenze delle strutture sociali, economiche e politiche. Lo studio cerca di comprendere storicamente i modi in cui le leggi vengono prodotte e significate e il loro rapporto con l'evoluzione sociale e giuridica del lavoro libero in Brasile, dal periodo imperiale ai giorni nostri. Esamina, in modo integrato, le trasformazioni giuridiche, sociali e culturali che hanno strutturato le relazioni di lavoro, evidenziando la persistenza di logiche oppressive che, nel tempo, hanno dato una nuova veste a vecchie forme di sfruttamento. In particolare, analizza come queste dinamiche storiche e strutturali siano culminate nella configurazione di forme contemporanee di lavoro analoghe alla schiavitù, tipizzate nell'articolo 149 del Codice penale brasiliano, evidenziando la continuità e l'adattamento delle pratiche di sfruttamento in contesti urbani e rurali. La tesi mette quindi in luce la triade schiavitù, libertà e lavoro come elemento strutturante e persistente della sociabilità borghese brasiliana, rivelando le contraddizioni tra progressi formali e continuità strutturale di disuguaglianza e oppressione. Questo esame diventa particolarmente rilevante alla luce della sentenza della Corte Suprema sulle ripercussioni generali, che discute l'importanza di distinguere il lavoro rurale da quello urbano per caratterizzare il lavoro analogo alla schiavitù in Brasile. Per cercare di capire e contribuire a questo dibattito, la tesi analizza il controllo sociale e il ruolo della borghesia locale nella dinamica delle relazioni nazionali per la riproduzione delle disuguaglianze ed esplora come questi fattori contribuiscano alla perpetuazione di condizioni di lavoro analoghe alla schiavitù e al mantenimento delle disuguaglianze sociali ed economiche. La tesi cerca di dimostrare che lo sfruttamento umano e il mancato rispetto della dignità non possono essere visti come il risultato delle condizioni di vita o della cultura locale, ma piuttosto come un'imposizione socio-economica derivante da una serie di fattori che insieme sostengono un sistema di oppressione e sfruttamento. Il documento conclude che qualsiasi distinzione tra lavoro rurale e urbano non è rilevante ai fini della caratterizzazione del lavoro analogo alla schiavitù, poiché le condizioni di lavoro subumane e degradanti, indipendentemente dal contesto, riflettono la stessa logica di sfruttamento e disumanizzazione. La ricerca ha adottato un eclettismo metodologico per integrare diverse prospettive e ampliare la capacità esplicativa dell'analisi, articolando dimensioni sociali, economiche e giuridiche. Pur dialogando tangenzialmente con il materialismo storico, non si limita a un unico riferimento, cercando un approccio interdisciplinare che permetta di comprendere le continuità dello sfruttamento lavorativo e l'interpretazione giuridica delle norme sul lavoro analoghe alla schiavitù, garantendo coerenza analitica e profondità argomentativa.